Dal Vangelo secondo Giovanni
Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
L’immagine del rapporto tra pastore e pecore rende chiaro, e lontano da insicurezze, il tipo di relazione che il Signore vuole stabilire con noi. Il compito di individuare la sua voce tra le tante che si propongono nella nostra esistenza e sceglierla come guida sicura che sa portare amore e misericordia nei nostri giorni spetta a noi. Chiediamo al Signore di non farci mancare persone ed esperienze che sappiano rendere inconfondibile il timbro della sua voce.