Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratello, se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza.
Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».
Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? Come sta scritto: «Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!».
Ma non tutti hanno obbedito al Vangelo. Lo dice Isaìa: «Signore, chi ha creduto dopo averci ascoltato?». Dunque, la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo. Ora io dico: forse non hanno udito? Tutt’altro:
«Per tutta la terra è corsa la loro voce,
e fino agli estremi confini del mondo le loro parole».
Signore, tu davvero sei il padre di tutti. Tu per primo, vivo da sempre in tutte le tradizioni, ci insegni che non siamo così lontani gli uni dagli altri neanche quando l'aspetto o le abitudini ci differenziano.
Avere un solo parroco da dividere con un'altra comunità è stato un evento che nessuno di noi avrebbe desiderato e che ancora oggi ci mette spesso in difficoltà; ti chiediamo, con fiducia, di guidarci a far fiorire questa situazione, a farla diventare occasione per ampliare le nostre amicizie, per guardare agli altri con più comprensione, per valutare se qualche aspetto di noi può essere modificato e migliorato, per imparare a condividere non più con fatica, ma con gioia.