Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”.
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».
Ciò che gli altri colgono di noi solitamente non coincide appieno con chi sentiamo di essere. A volte il loro punto di vista è più indulgente del nostro: ci aiuta a riconoscere qualità che non credevamo di avere e mette in secondo piano i difetti che nel nostro autoesame sembravano preponderanti. Altre volte, invece, la loro è un’osservazione mortificante: ammettono che qualcosa di buono in noi c’è, ma ritengono quel poco in ogni caso insufficiente per poterci definire come persone apprezzabili. Questo è terribile, perché ci toglie la speranza di poter essere accolti e quindi la spinta a migliorare.
Signore, perdonaci per ogni volta che abbiamo fatto sentire qualcuno insufficiente.