Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Fin da bambini veniamo incitati ad essere forti e autonomi, così alcuni di noi crescono con il pensiero che chiedere aiuto sia un segno di debolezza che ci farà apparire come incapaci e pesanti. Eppure da soli, per quanto forti, non si vive bene: anche se razionalmente non lo comprendiamo, o semplicemente non lo ammettiamo, abbiamo un grande bisogno di amici a cui appoggiarci anche solo per un confronto o un incoraggiamento.
Signore, dona amore a chi soffre perché è solo.