Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Quanta fatica per essere un vero discepolo di Gesù, tanto che è lui stesso a dettare le condizioni. Per capire le sue parole è necessario calarsi nella società di allora; laddove le famiglie ad estrazione prevalentemente rurale tendevano ad isolarsi, Gesù invita invece a ripensare al concetto di comunità. Con le due parabole della “torre” e del “re” ci invita a pensarci bene prima di seguirlo.
Per molti, oggi, essere cristiani è un fenomeno naturale: posso nascere europeo, americano o africano, alto o basso, biondo o moro e non c’è differenza. Invece non è così, l’invito di Gesù è proprio quello di essere cristiani per scelta.
Guidaci, Signore, nei nostri passi affinché possiamo essere capaci di seguire la tua strada.