Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea, e là si tratteneva con loro e battezzava.
Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché là c’era molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. Giovanni, infatti, non era ancora stato gettato in prigione.
Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano, e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui».
Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire».
Quale eccezionale testimonianza di Giovanni c’è in questo brano! Essere “acclamati” per il bene che facciamo, i complimenti che riceviamo, sono importanti come sprone per andare avanti, ma sono anche pericolose vie che ci portano all’orgoglio e alla superbia. Giovanni ci insegna a gioire per la realizzazione degli altri: dobbiamo imparare a vedere la realizzazione di chi ci sta accanto come una cosa positiva! La più grande soddisfazione deve essere il vedere che la nostra vita serve ad altri, sia a chi aiutiamo, sia a chi a prende esempio da noi per dare una mano ad altri. La nostra deve essere testimonianza del fatto che c’è Dio sopra noi ed è lui a donarci questa grande gioia della quale ci alimentiamo per fare sempre meglio.
Signore, aiutaci a dominare l’orgoglio perché cresca in noi e negli altri la gioia di accogliere l’amore per Gesù.