Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.
Gesù ha fatto di tutto per annunciare le caratteristiche del Regno di Dio che lui è venuto a portare: ha guarito gli infermi; ha risuscitato i morti, ha portato parole di pace. Eppure attorno a lui si è creato un clima di rifiuto e di violenza. Usando la parabola della vigna chiede un consiglio: cosa deve fare il Padre? Gli ascoltatori rispondono con parole di violenza e di morte. Non si rendono conto che sono loro, siamo noi, la vigna di questa parabola. Noi siamo quelli che, invece di custodire la vita e i doni che Dio ci ha dato, li vogliamo possedere. Vogliamo essere padroni della nostra vita e cacciamo fuori Dio come se i doni che abbiamo ricevuto ci fossero dovuti. L’amore di Dio però è immenso e non risponderà mai con la violenza, come faremmo noi: egli dona piuttosto la sua vita. Vigiliamo quindi per non abituarci alla salvezza che ci è regalata e ringraziamo di tutto ciò che abbiamo avuto gratuitamente, senza passare il nostro tempo a lamentarci di ciò che non abbiamo ricevuto.