Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».
Il digiuno è nato per ricordarci la priorità dello spirito, per permetterci di entrare in comunione con i fratelli e le sorelle che non mangiano tutti i giorni, per imparare a controllare le passioni. Ma se il digiuno è una penitenza, come si può digiunare a una festa di nozze? Quando abbiamo incontrato Gesù, siamo stati invitati a una festa di nozze: lo sposo è con noi, la nostra vita è diventata una festa. Certo, non è ancora la pienezza; certi giorni sono faticosi e tristi e richiedono maggiore preghiera e digiuno, ma il cuore gioisce.
Signore, aiutaci a lasciare più spazio al sorriso che nasce all’incontro con te.