La preghiera di questi giorni è tutta in onore del nostro santo patrono Martino. La caritas parrocchiale ha proposto una raccolta di alimenti distribuendo per le vie del paese dei carrelli spesa che sono stati riempiti con cibi destinati ai più bisognosi: san Martino quest’anno non arriva a cavallo ma in carrello.
Ogni giorno nella preghiera on-line verrà associato un aspetto del carrello a un momento della vita di san Martino
San Martino da guerriero a guerriero di Dio
San Martino era destinato alla carriera militare fin da piccolo, lui stesso darà una trasformazione a questo essere lottatore e battagliero mettendo queste caratteristiche a servizio del regno di Dio. A questo aspetto viene associato il cesto del carrello, simbolo della corazza da battaglia.
Martino nacque al confine tra l’Ungheria e l’Austria, da genitori pagani. Suo padre era un tribuno militare, e quindi comandava una guarnigione di soldati
a far la guardia ai confini dell’impero. Dopo poco tempo venne trasferito nel nord Italia, e precisamente a Pavia. E quindi il piccolo Martino crebbe in questa città. Il padre, militare di professione, sognava per il piccolo una brillante carriera nell’esercito romano. I campi di battaglia e le coorti compatte dei legionari sarebbero stati i luminosi orizzonti per il futuro del figlio.
E proprio per questo lo aveva chiamato “Martino” cioè “dedicato a Marte”, dio della guerra. Il sogno militare non si avverò, ma quel bambino avrebbe fatto una ben altra carriera, come cristiano e come vescovo. Curiosa anche la storia dell’incontro di Martino col cristianesimo. Conobbe una famiglia amica, che era cristiana. Il fanciullo di dieci anni venne conquistato dal loro modo di vivere. A dodici divenne catecumeno, e prese l’impegno di vivere secondo la regola del Vangelo amando l’unico vero Dio e il prossimo. Dopo di che i suoi amici cristiani gli consigliarono di... tornare a casa (era scappato via).
Anche i genitori erano il suo primo prossimo da amare, e non bisognava lasciarli vivere nel dolore. Il padre perdonò quella semplice stravaganza adolescenziale, e lo pose di fronte ai suoi doveri di figlio di un militare. Aveva un destino segnato: l’esercito. Nient’altro. Era la ferrea legge romana alla quale doveva, volente o nolente, sottostare. Aveva 15 anni, l’età giusta. Vestì l’uniforme di soldato, come legionario a cavallo. Fu inviato con la sua guarnigione nella Gallia, in varie città, tra le quali Reims ed Amiens. Proprio qui mentre faceva la ronda notturna incontrò un poveraccio che stava morendo dal freddo.