«Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi» (Mt 25, 35-36). Parole e gesti di Gesù, come le parole e i gesti di papa Francesco, similmente alle parole e ai gesti di tanti fratelli vicini e lontani che vediamo soffrire.
Non possiamo dirci: «io non posso fare nulla» La presenza di Casa Federica è stata voluta per accogliere coloro che abbisognano di cure e i loro familiari, per offrire loro un luogo dove poter sostare e trovare ristoro per le ferite del corpo e dello spirito, per donare loro un po’ di consolante amicizia e compagnia. Segni chiari, ma ce ne sono altri nella comunità, che gli uomini sono capaci di comprendersi, di aiutarsi e di volersi bene: sappiamo “approfittare” del bene che è presente in parrocchia, gustiamolo e siamone “orgogliosi” Un ringraziamento va a tutti coloro che contribuiscono a sostenere Casa Federica investendo tempo, energie ed emozioni.
Con il banchetto allestito durante la sagra sono stati raccolti 900,00 euro, ma dove davvero la partecipazione ha superato le più rosee aspettative è stato alla festa organizzata in sala polivalente il 25 ottobre: grazie alla generosità dei 335 partecipanti (le iscrizioni sono state chiuse per esaurimento dei posti in sala) siamo riusciti a donare all’AIL ben 5.000,00 euro che saranno utilizzati per una borsa di studio per la ricerca sulle leucemie degli adulti. Nel pomeriggio poi sono stati raccolti altri 1.100,00 euro, depositati nel fondo parrocchiale per le spese della casa.
I risultati di questo progetto si continuano a vedere: la scorsa settimana è ritornata a casa la signora Eugenia dopo essere stata qui per circa 20 giorni, mentre sono tornati tra noi per qualche giorno il signor Salvatore con la moglie Maria che avevamo già ospitato in altre tre occasioni.
Un desiderio: avrei piacere che Casa Federica fosse “più sentita” dalla comunità, non solo da quelli che la gestiscono. Essa è espressione di una carità molto quotidiana e reale: a tutti può capitare di ammalarsi e di doversi spostare lontano da casa per le cure. Lo chiedo a tutti i parrocchiani, a noi che siamo cristiani: sentiamo nostra questa missione di concreta carità per il fratello e la sorella ammalati.