IL MATTINO DI PADOVA – 21 gennaio 2017 pagina 25
Andrea Tornielli legge dentro le cronache di questi giorni
«Si poteva far prima, ma la chiarezza richiede tempo»
«È uno scandalo grave ma i fedeli conoscono anche la buona chiesa»
«Scandali come questo fanno danni incalcolabili. Ma andrei cauto prima di dire che la Chiesa cerca di nasconderli. Anzi, credo che in generale ci siano significativi passi in avanti - pensiamo per esempio alla pedofilia - verso la trasparenza».
Andrea Tornielli, vaticanista della Stampa, coordinatore del sito “Vatican Insider” e scrittore, ha un motivo in più per seguire il caso di don Contin: originario di Chioggia, si è laureato a Padova (lettere classiche). «Ma non conosco tutti i dettagli della storia», anticipa.
C’è chi rimprovera alla Diocesi di aver agito con lentezza, dopo aver ricevuto la denuncia di una prima amante del parroco.
«La Curia ha fatto le sue verifiche, forse un ritardo c’è stato ma non mi pare così grave. Non c’era un pericolo immediato per qualcuno, non c’erano - per dire - bambini coinvolti. Per quanto enorme sia lo scandalo, è sempre giusto ascoltare le vittime, fare tutte le verifiche. Tra l’altro qui il confine tra reato e peccato mi pare ancora tutto da definire. E non voglio sminuire la gravità dei fatti».
Qual è l’aspetto che giustifica il clamore di questo scandalo?
«Senza dubbio la doppia vita dei parroci coinvolti. Non siamo di fronte a un peccato, a una sbandata. Qui c’è un sistema di vita consolidato, una perversione che diventa corruzione, una controtestimonianza clamorosa».
Puntualmente, di fronte a questi scandali, si rimette in discussione il celibato dei preti.
«È del tutto pretestuoso. E lo è perché niente ci garantisce che basterebbe sottrarre i preti al celibato per mettersi al riparo da queste vicende. Sarebbe come dire che con il matrimonio dei laici si esclude la possibilità che un uomo o una donna abbiano una doppia vita e tradiscano il loro coniuge».
Colpisce - e sorprende - la reazione dei fedeli delle parrocchie coinvolte in questo scandalo. Sia a San Lazzaro che a Carbonara sono forti le attestazioni di stima per i due parroci. «Non è poi così strano e questo conferma la complessità del fenomeno. Uno si aspetta che in vicende del genere siano coinvolti preti che trascurano la parrocchia o che amano la vita mondana o che sono in crisi di vocazione. E invece sono parroci dinamici, apprezzati. C’è uno sdoppiamento evidente. E questo aggrava la situazione e ci conduce direttamente nell’abisso della profondità umana».
Che conseguenze avrà questa vicenda nella conduzione della Diocesi? Il vescovo Cipolla è a Padova da poco più di un anno ed è chiamato a gestire una situazione difficile.
«Mi ha colpito positivamente la sua lettera, l’ammissione della vergogna e la richiesta di perdono. La diocesi di Padova ha attraversato altre vicende difficili e come tutte quelle di grandi dimensioni è più esposta a episodi così. Ma io credo che la gente sappia quello che la Chiesa fa di buono ogni giorno, in centinaia di parrocchie e in tanti modi. Aldilà di quello che si legge, i credenti sanno andare oltre lo scandalo e distinguere il buono che c’è. E poi è ora di dire un’altra cosa...».
Cioè?
«Che dobbiamo smetterla con questa morale a senso unico. Se un massaggiatore di una squadra di calcio o un pediatra sono sorpresi a fare qualcosa di grave, nessuno processa tutti i massaggiatori o tutti i pediatri. Con i preti invece...».
Cristiano Cadoni
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