Si è parlato di missione, di evangelizzazione, di rinnovo della pastorale, ovvero del modo di portare il vangelo alle persone di oggi, e non solo ai soliti ma soprattutto a chi non vediamo tanto spesso nei nostri ambienti.
Cercheremo di dare qualche idea per stimolare suggerimenti e discussioni, sensibilità e proposte.
Anzitutto non ci saranno missionari da fuori (oppure semplici partecipazioni) che vengono nelle nostre comunità, ma saremo noi, i cristiani di Mandria e di Voltabrusegana, ad essere i missionari nelle nostre parrocchie.
Primo passo è formare delle équipe per ogni ambito pastorale che avranno il compito di riflettere e pensare, poi anche di organizzare e coordinare. Le équipe saranno formate da persone già inserite nei servizi pastorali ma anche da nuove, per questo chiedo a chi sente il desiderio di rimettersi in gioco, di re-inventare qualcosa, di farsi avanti…. Non è difficile. Facciamo alcuni esempi.
Équipe di iniziazione cristiana: potrebbe pensare un bell’evento, una grande festa per tutti i ragazzi; oppure i genitori delle scuole dell’infanzia insieme alle insegnanti potrebbero organizzare una pastorale per genitori e bambini da 0 a 6 anni; o ancora la celebrazione dei sacramenti insieme che si terrà nell’anno 2018.
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Con i Consigli Pastorali delle due parrocchie ci siamo trovati a riflettere sull’idea di una missione nelle nostre comunità. Perché tornare ad essere missionari? E perché non altri che vengano a fare la loro missione nelle nostre parrocchie, ma proprio noi missionari sul territorio? Lanciamo alcune riflessioni; se qualcuno vuole scrivere, integrare suggerire, invii pure alla direzione. Continueranno gli articoli e le presentazioni in questa pagina de L’arca.
La Missione della Chiesa
La Missione evangelizzatrice non è un compito straordinario, un “di più” per la Chiesa. Essa fa parte dell’essenza permanente della Chiesa stessa, la quale è per sua natura missionaria (cf. Concilio Vat II, Ad Gentes, 2). Paolo VI, riprendendo la riflessione del Sinodo dei Vescovi del 1974, affermava: “Evangelizzare è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda” (Evangelii Nuntiandi, 14). Giovanni Paolo II nella Redemptoris Missio scrive: “L’impulso missionario appartiene all’intima natura della vita cristiana” (n 1). Le ragioni della missione non sono da ricercarsi in primo luogo nell’esigenza di rispondere a dei bisogni dell’uomo e della società; tantomeno in una strategia di conquista. Ma le ragioni primarie della missione evangelizzatrice fanno parte del nostro essere cristiani. La Chiesa ha ricevuto un dono che deve annunziare e portare a tutti e non tenere o custodire solo per se stessa. Gesù Cristo è il primo missionario (cf. Evangelii Nuntiandi, 7), anzi definisce se stesso come colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo.
In forza del battesimo, “l’invito: Andate, proclamate la Buona Novella vale anche per tutti i cristiani. È proprio per ciò che Pietro chiama questi ultimi: Popolo che Dio si è acquistato perché proclami le sue opere meravigliose, quelle medesime meraviglie che ciascuno ha potuto ascoltare nella propria lingua il giorno di Pentecoste. Del resto, la Buona Novella del Regno, che viene e che è iniziato, è per tutti gli uomini di tutti i tempi. Quelli che l’hanno ricevuta e quelli che essa raccoglie nella comunità della salvezza, possono e devono comunicarla e diffonderla” (Evangelii Nuntiandi, 31-33).
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