Essere pescatori è stata fin dagli inizi una fissa di Gesù: «Vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori» (Mt 4,20); gli piaceva proprio questo mestiere, al punto che ha voluto che lui stesso e i suoi amici diventassero pescatori di uomini.
Da sempre quindi questo stile dovrebbe essere anche l’habitus della Chiesa e delle nostre parrocchie.
Per secoli noi cristiani siamo stati la maggioranza della popolazione: nell’Antico Continente il cristianesimo coincideva con la quasi totalità del dato sociale, pertanto era normale che le comunità parrocchiali utilizzassero la forma della convocazione, ovvero che tutto fosse organizzato e accentrato attorno alla parrocchia oppure, in epoche passate, al monastero. Inclusa nella proposta religiosa vi erano - e vi sono ancora - anche molti servizi sociali come ospedali, cure per anziani, scuole, luoghi di formazione per giovani, associazioni sportive, organizzazioni per combattere le differenti forme di povertà… Il mare in cui pescare era tutto di “casa nostra”.
Oggi stiamo attraversando un passaggio epocale e questa pastorale di convocazione chiede di traghettare da una comunità che ha tutto in sé verso una fraternità che esce, cioè ad una pastorale di ordine missionario che sa di nuova evangelizzazione e di estroversione. In altre parole dobbiamo gettare le reti nel mare che non è di “casa nostra”, ma al di là di esso.
Il modello delle piccole comunità che vi chiedo di attivare nelle vie, tra le case e nei quartieri, risponde proprio a questa esigenza. Piccole fraternità disseminate sul territorio delle parrocchie, legate alle stesse tramite l’eucaristia domenicale ma che si ritrovano nelle famiglie e tra le case per pregare e servire le persone del quartiere.
Qualcuno ha già iniziato aprendo le proprie case, incontrandosi settimanalmente per pregare e mettendosi al servizio delle famiglie che accolgono l’invito all’incontro.
Altri professionisti si sono messi a disposizione insieme alla Caritas per incontrare le persone bisognose nelle case in cui abitano, senza attendere che esse vengano in parrocchia.
Vi invito a vivere il vangelo così, in forma naturale eppure non chiusa, non chiusa negli schemi di una pastorale ormai passata, non chiusa nei noti schemi mentali, non ristretta solo al nostro gruppo, ma aperta a chi vive vicino a casa nostra.
Troviamoci con Gesù tra pescatori, ma gettiamo la rete anche oltre.