Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
Per entrare nel Regno di Dio, che nella parabola viene equiparato ad un banchetto nuziale, è necessario indossare una veste candida, essere cioè liberi dal peccato.
Non è certo l’osservanza della legge che ci dà la salvezza, bensì la fede nell’amore gratuito di Dio. Tutto ciò in nulla diminuisce la necessità di purezza del cuore quale condizione unica per poter comparire dinanzi al Padre.
Donaci, o Signore, un cuore puro e candido che sappia guidare anche le nostre azioni che vadano sempre verso la direzione da te indicata.
Se penso che il tema pastorale dell’anno è ...In questa sosta che la rinfranca, mi viene un po’ da sorridere. Quest’anno, più di altri, mi sono trovato nel “frenetico”, cioè in una forma di vita, anche simpatica ed eccitante, senza dubbio non in linea con l’anno pastorale. Ci sono dei caratteri iperattivi che quando sono sotto pressione “rendono di più” (si dice così, in termini semplici) cioè si sentono vivi; ce ne sono altri che, al contrario, si stressano. A me tutto sommato fa bene il primo caso, anche se non disdico di fermarmi e sostare, come ho fatto, anche per lunghi periodi, scegliendo il deserto, il silenzio e la pausa come linguaggi della mia vita.
La settimana che ci sta innanzi c’invita a sostare: non in parcheggio o in qualche luogo di vacanza perché sono ferme alcune delle ordinarie attività, bensì a sostare in e con Dio. Le relazioni sono sempre una sosta in e con un altro, e in questo caso l’altro è Dio. Certo ognuno di noi, come sempre, è libero di fermarsi o meno. La libertà è la prerogativa degli uomini in quanto essa non è banalmente la possibilità di fare quel che si vuole, ma piuttosto la facoltà di scegliere la cosa migliore (più buona) fra infinite altre.
In Quaresima si è attivato un percorso di catechesi per gli adulti e le famiglie che si snoda attorno ai dieci comandamenti.
Il venerdì di una settimana si tiene la catechesi in una delle nostre chiese, in quella successiva invece, chi lo desidera, è invitato a ritrovarsi nelle case a condividere la fede tra amici e conoscenti, in modo semplice, informale ma profondo.
Domenica 19 marzo i ragazzi del gruppo Gerusalemme di Voltabrusegana, gli eletti, sono stati accompagnati dai rispettivi padrini e madrine nel rito dell’unzione.
Dopo la preghiera di esorcismo gli eletti sono stati segnati con l’olio dei catecumeni, che è l’olio del battesimo, come segno della forza di Cristo contro il male e il pecca-to.
L’olio profumato è anche segno della bontà di Dio che gli eletti si impegnano a portare a tutti durante la loro vita.
Il primo sentimento è di novità, misto a disorientamento. In effetti non siamo abituati a fare i missionari: ci viene bene essere accoglienti ed invitare, preparare con cura ed essere attenti ai dettagli, invece andare, uscire e mettere in gioco una dose di sana improvvisazione in presa diretta non sono modi con cui abbiamo familiarità. A qualcuno viene in mente la vendita porta a porta o i Testimoni di Geova, eppure tante realtà come la chiesa protestante in questo sono molto più avanti di noi.
Restando a “casa nostra”, ricordiamo che San Paolo andava per le piazze, Gesù per le strade e nelle case, i primi cristiani non avevano ambienti specifici per i loro incontri, ma annunciavano il vangelo nelle occasioni quotidiane e si riunivano a casa di qualche fratello. La Chiesa nelle diverse epoche ha sempre trovato differenti forme e molteplici strutture per portare l’annuncio: quel che serve si tiene, quel che non serve diventerà un peso e pian piano sarà lasciato.
Talvolta le persone semplici, come molte di noi, hanno paura delle cose normali: una cosa ordinaria spiegata con un linguaggio che non uso, un ambiente estraneo, un ufficio in cui non sono mai andato.
Ci sono, poi, cose che per le persone che stanno bene, quelle ad esempio che possono camminare anche con la pioggia o il freddo, si presentano difficili per quelle che hanno un po’ più anni e un po’ meno salute. Anche capire correttamente un discorso, leggere una raccomandata o un’informativa di qualche istituzione, accedere alle fonti telematiche, come pure sbagliare un indirizzo o non aver capito bene l’orario di chiusura di un ufficio pubblico o la via in cui si trova uno sportello possono diventare un dramma per una persona anziana, un immigrato, o una persona semplice. Tutto ciò, talvolta, può anche esporre a dei rischi come quello di perdersi, di ammalarsi per aver preso freddo e pioggia inutilmente, oppure anche produrre isolamento perché «io non mi sento più bene in questo mondo così lontano da me».
Per molti di noi vivere on-line e aprirsi al mondo è la cosa più normale e quotidiana, per altri l’acronimo PIN diventa una barriera insormontabile. Non vado lontano se penso a tanti genitori e nonni.
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