Presta Orecchio.... al CORAGGIO - V settimana di Quaresima 7 - 13 Aprile 2019
IN ASCOLTO (Gv 8,1-11 testo completo)
Gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?».
Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. […]
Gesù… disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed
ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
LA CONNESSIONE
Marianella García Villas (1944 – 1983) è stata una politica e avvocatessa salvadoregna. Fondò la Commissione per i diritti umani del Salvador, partecipò attivamente alla Democrazia cristiana salvadoregna e fu stretta collaboratrice di monsignor Oscar Romero. Si sforzava di capire e condividere i veri problemi della sua gente, soprattutto dei più indifesi.
Dopo l’assassinio del vescovo Oscar Romero, dovette fuggire in Messico da dove di tanto in tanto rientrava a El Salvador alla ricerca di prove, documenti e nomi da presentare alla Commissione per i diritti umani dell’ONU e ai tribunali nazionali. Nel 1981 visitò l’Europa (il 23 marzo fu in città a Padova), per sensibilizzare al dramma subito dal popolo salvadoregno.
Fu catturata il 12 marzo 1983 in un’area di conflitto dove si era recata per documentare l’uso di armi chimiche da parte dell’esercito. Morì il 14 marzo, dopo essere stata crudelmente torturata da militari dell’esercito.
IN AZIONE
Marianella viene uccisa tre anni dopo il santo Oscar Romero: da lui aveva imparato la denuncia audace, intransigente ma disarmata. Da Romero aveva appreso anche il CORAGGIO della fede: come lui aveva ricevuto prima avvertimenti e poi pesanti minacce di morte. E tuttavia, senza voler andar in cerca del martirio, continuò la sua battaglia non violenta contro una situazione che chiaramente violava i diritti umani, cioè la dignità dovuta ad ogni figlio di Dio. Le armi della sua coraggiosa lotta furono la penna e la parola, la fede e la preghiera, l’umiltà e la vicinanza al popolo.
Marianella è oggi testimone, per tutti i laici cristiani, di come si possa vivere la propria vocazione a trasformare le “spade in aratri”, coniugando cuore e intelligenza, carità e competenza professionale. Scrisse il giornalista Paolo Giuntella: “Alla fine la ragione della croce, apparentemente perdente nella storia, vincerà la ragione della spada e riscatterà la storia dell’uomo”, riscatterà l’orgoglio e l’indifferenza. Questa è la speranza che animava Marianella, questo è il coraggio della fede che non fa girare dall’altra parte quando agli occhi si presentano situazioni di ingiustizia!
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