Il mese di ottobre è, tradizionalmente, dedicato alle missioni.
Domenica 21 ottobre ricorre la 92a Giornata missionaria mondiale che con il tema di quest’anno, “Giovani per il Vangelo”, invita uomini e donne di ogni età a testimoniare l’amore ricevuto con l’entusiasmo e la gioia propri dei più giovani.
Questa trasmissione della fede, cuore della missione della Chiesa, avviene dunque per il “contagio” dell’amore, dove la gioia e l’entusiasmo esprimo-no il ritrovato senso e la pienezza della vita. La propagazione della fede per attrazione esige cuori aperti, dilatati dall’amore. E tale espansione genera l’incontro, la testimonianza, l’annuncio; genera la condivisione nella carità con tutti coloro che, lontani dalla fede, si dimostrano ad essa indifferenti, a volte avversi e contrari. (Dal messaggio del papa per la Giornata missionaria mondiale 2018)
A Voltabrusegana durante la messa potremo ascoltare la testimonianza di una missionaria e partecipare, o quanto meno gustare, il balletto tipico che le nostre suore faranno insieme alcune ragazzine della parrocchia; davanti al patronato, troverete poi un mercatino equo-solidale.
Il gruppo missionario poi sta organizzando una sottoscrizione a premi il cui ricavato sarà destinato a suor Ida e al Progetto Tamandaré che curano bambini in Kenya, Brasile e Congo. Per dare a tutti la possibilità di partecipare abbiamo già iniziato una prevendita dei biglietti che continuerà in patronato fino a domenica mattina. L’estrazione dei numeri vincenti avverrà domenica a mezzogiorno. Nella bacheca della chiesa potrete prendere visione della lista dei premi in palio.
Per godere di questo momento insieme, appronteremo un piccolo buffet di aperitivo per tutti i partecipanti.
Per eventuali informazioni e per l’acquisto dei biglietti potete contattare Franca (049 715830; 333 1297069).
Grazie a tutti.
In questa domenica si prega per il seminario e per le vocazioni sacerdotali.
Preghiamo per quegli uomini che, chiamati dal Signore, hanno scelto di donare tutta la loro vita per servire le comunità; preghiamo per loro affinché possano conti-nuare il loro ministero con fedeltà al Vangelo.
Si prega per i giovani che sono in formazione, affinché durante gli anni di seminario possano costruire la loro personalità in modo forte e secondo il Vangelo.
Comprendiamo che non abbiamo bisogno di preti bravi ma santi, anche se spesso le nostre comunità chiedono loro particolari abilità; qui bisogna avere il coraggio di andare controcorrente, come faceva Gesù, che non è venuto per liberare Israele dalla dominazione romana, ma per salvare tutti gli uomini.
Molti mi chiedono perché un sacerdote non possa sposarsi, osservando che se potesse farlo riuscirebbe a capire me-glio le situazioni delle persone. La riflessione è pertinente perché è vero che, talvolta, i sacerdoti non s’immergono nella realtà: non sanno com’è il mondo del lavoro, non conoscono le situazioni delle famiglie, non hanno mai pagato una bolletta… Rimane vero però che il celibato pone in una condizione privilegiata in quanto permette realmente di dedicarsi a tempo pieno alla comunità, investendo in essa tutte le energie, tutti i pensieri e tutto l’affetto. Come un marito sposa una moglie e il suo primo pensiero del mattino e l’ultimo delle sera è per la sua famiglia, così è per il sa-cerdote celibe verso la parrocchia. Se fosse sposato, come accade in altre confessioni, necessariamente le sue prime e principali energie dovrebbero andare alla famiglia, e la sua vocazione sacerdotale si ridurrebbe a una professione: alcune ore al girono per un tempo parziale dell’anno.
Cosa cercano, allora, le persone che scelgono di seguire Gesù? Cercano l’amore. Avvertire la chiamata del Signore e innamorarsi come accade per un laico; sentire il suo amore perdona anzitutto il chiamato e fa avvertire il desiderio di portare questa esperienza agli uomini. È un desiderio così alto che talvolta si scontra con l’ovvietà della vita presente anche in alcune espressioni della parrocchia, quando cioè non si coglie l’essenza della Chiesa e si confonde la parroc-chia con un luogo di sola socializzazione o una sorta di pro-loco.
Ai cristiani viene chiesta anche la cura dei propri sacerdoti (poiché l’amore di Dio passa attraverso i gesti delle perso-ne) e la fiducia nei loro confronti, considerando il fatto che è il Signore che invia i pastori nelle comunità (da cui il ri-spetto per le scelte che compiono, soprattutto in ordine alla vita pastorale).
Che cercate? Probabilmente un giovane d’oggi risponderebbe come sempre: cerco l’amore di Dio e l’amore del pros-simo.
Sono Dafrosa NDAYIZEYE, del BURUNDI, terzogenita di 9 fratelli (6 vivi).
Ero ancora molto giovane quando provai per la prima volta il desiderio, di diventare suora (in 5ᵃ Elementare). Era un desiderio molto bello ma ancora infantile che proveniva soltanto dalla simpatia che avevo per i sacerdoti e le suore che erano nella mia parrocchia.
Ad alimentare questo desiderio, è stato l’ambiente famigliare cristiano dove sono stata cresciuta.
Tutte le sere, aspettando che la cena stia pronta, con tutti cugini, ci riunivamo fuori insieme, con la luce della luna o anche senza, per recitare il rosario, poi, tanti canti e tante danze. E, quando le nostre mamme ci chiamavano per mangiare ci salutavamo; e arrivati in casa, pregavamo tutti insieme, prima di mangiare e prima di andare a letto, tante volte anche al mattino.
Dopo la prima fase di “farmi suora per simpatia”, la mia vocazione aiutata anche dall’educazione dei movimenti d’azione cattolica, si è manifestata fortissima nella grande sensibilità verso le persone che soffrono. È proprio qui dove è nato il mio grande desiderio di amare e far amare Gesù e sua Santissima Madre nella gioiosa disponibilità di essere tutta a tutti. Diventare consacrata, missionaria mi sembrava la più efficacia possibilità per poter alleviare tante sofferenze ed ingiustizie che vedevo nel mio Paese. E, felice di aver risposto a questa chiamata, sono consacrata da quasi 15 anni.
Sono Angela BUKEYENEZA, burundese, la terzogenita di 6 fratelli ma purtroppo il primo è già tornato alla casa del Padre. Sono cresciuta in una famiglia cristiana e da piccola mi hanno dato una educazione umana e cristiana. La preghiera è stata da sempre il cento della mia vita quotidiana, anzi è stata la sorgente della mia vocazione alla vita consacrata. Tutte le mattine prima di andare a scuola facevamo una preghiera in famiglia e alla sera prima di dormire si recitava il Santo Rosario. Una cosa particolare che ricordo sempre e mi aiuta tanto nel mio cammino, è la testimonianza di mia mamma; siccome da piccola il mio ritornello era di consacrarmi al Signore, lei piaceva leggere la vita dei Santi ed un giorno mi condivise una santa che desiderava diventare suora e pensava che nella vita religiosa tutte sono sante, senza difetti, invece ha vissuto il contrario ma non si è scoraggiata perché voleva mantenere la promessa che ha fatto al Signore. E mia mamma rivolgendosi a me mi disse: “non pensare che qualsiasi scelta di vita è facile, bisogna impegnarsi sul serio anche nelle difficoltà che si incontra lungo il cammino”.
Con la prima domenica di settembre arriveranno altri nuovi amici nelle nostre comunità.
Abbiamo già accolto suor Iris Gallardo e suor Mehret Michael che insieme a suor Yamilet formeranno la comunità delle Sorelle Comboniane che risiederà nell’appartamento sopra la scuola dell’infanzia di Mandria. Le suore Comboniane, libere dall’impegno con il Centro Mondo Amico, aiuteranno il parroco nella vita pastorale delle parrocchie di Mandria e di Voltabrusegana.
Arriveranno anche le sorelle Dafrosa Ndayizeye, Marie Ange Bukeyeneza, Imelde Nzeyimana, Missionarie della Redenzione: abiteranno presso la canonica di Voltabrusegana, che durante quest’estate abbiamo preparato, e anche loro, assieme alle Sorelle Comboniane, affiancheranno don Lorenzo nella vita delle due parrocchie, nella benedizione delle case e visita alle persone, nell’assistenza ai gruppi.
Ringraziamo le rispettive Superiori e quanti, durante lo scorso anno, si sono dati da fare per intrecciare il dialogo e poter garantire queste presenze preziose nelle nostre due parrocchie.
Per ora diamo questo annuncio. Impareremo a conoscere queste amiche che si inseriranno nella vita delle due comunità, nei gruppi e nelle liturgie domenicali. Le accogliamo con gioia e amicizia, facendoci vicini con cordialità e rendendoci disponibili al loro inserimento.
È sempre un grande dono poter avere tra noi persone che hanno donato tutto il loro tempo e le loro energie per amore del Signore e della Chiesa, un dono davvero straordinario, forse poco riconosciuto oggigiorno.
Sono suor Loreta, nata a Voltabrusegana da una famiglia nota perché dotata di ben sette figlie; è la famiglia di Italo Lagonegro e Ida Nardetto.
Cresciuta in questo ambiente con forti connotazioni cristiane, la mia vita è stata subito accompagnata da una fede palpabile in casa, nella scuola e nella parrocchia.
Partecipando all’Azione Cattolica, allora ben strutturata e formativa, frequentai incontri diocesani e parrocchiali nei quali i sacerdoti favorivano la formazione interiore e una vita dedicata a testimoniare nella Chiesa l’annuncio del Signore.
Ricordo come fui orientata nella catechesi e nei gruppi di “aspiranti”: realtà di servizio in parrocchia che già allora erano sinonimo di impegno con il Signore, perché lui fosse il “motore” primo e ultimo di ogni forma di servizio per il Suo Regno. Fu proprio dentro a queste esperienze ecclesiali che maturò la mia vocazione. Ricordo quanto mi coinvolgevano le proposte di vita cristiana: la partecipazione alla Messa giornaliera, la confessione e la direzione spirituale.
Il Signore si serve anche di mediazioni per arrivare a comunicare la sua volontà. Anch’io ne ho avute, sia nel contatto con persone consacrate, sia frequentando determinati ambienti. Non posso tralasciare il fatto che, prima di me, mia sorella suor Ida (ad oggi missionaria in Kenya da 51 anni) aveva già scelto la vita consacrata tra le Suore Dimesse Figlie di Maria Immacolata. La sua scelta non mi ha “condizionato” ma sicuramente ha rafforzato la decisione nella famiglia.
Terminate le scuole dell’obbligo andai a lavorare per collaborare all’economia familiare, ma dopo cinque anni di vita in fabbrica decisi di iniziare la mia esperienza tra le Suore Dimesse. Era precisamente il 2 febbraio 1966, giorno della Presentazione di Gesù al Tempio (la Candelora). Nella mia vita ho sempre ricordato quel giorno come l’inizio del mio “sì” decisivo. Feci il cammino formativo e alla fine il Signore, attraverso i miei Superiori, mi portò a fare i voti di povertà, castità e obbedienza il 30 agosto 1968.
I siti delle altre parrocchie del nostro vicariato: