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Amoris Laetitia

amoletIn queste settimane si è discusso dell’attesa Esortazione apostolica postsinodale “Amoris lætitia”, sull’amore nella famiglia di papa Francesco. Rimandando alla lettura della stessa che è possibile scaricare dal sito www.vatican.va o che trovate a fondo di quest'articolo, si propongono alcune chiavi di lettura, una sommaria sintesi dei punti salienti.

Prima di proseguire occorre precisare bene l’argomento dell’Esortazione. È un’Esortazione sull’amore, non sulla dottrina del matrimonio; in particolare, come certifica chiaramente il sottotitolo, è «sull’amore nella famiglia». Questa è una chiave importante per leggere il documento. Per questo, anche davanti a coloro che «hanno difficoltà a vivere pienamente la legge divina, deve risuonare l’invito a percorrere la via caritatis» (AL 306). Dunque, l’Esortazione è un invito a chi vive in situazioni “irregolari” a percorrere un cammino di amore misericordioso verso gli altri. Se non è possibile cambiare una situazione irregolare, è sempre possibile percorrere questa via di salvezza.

L’Esortazione apostolica è suddivisa in nove capitoli e oltre 300 paragrafi, un’ampiezza che stupisce e che si spiega con la ricchezza dei due anni di riflessioni portate dal cammino sinodale. Il pontefice stesso non ne consiglia una «lettura generale affrettata»: semmai potrà essere approfondita pazientemente una parte dopo l’altra. Il papa afferma subito e con chiarezza che bisogna uscire dal pantano fangoso della contrapposizione tra ansia di cambiamento e applicazione pura e semplice di norme astratte. Scrive: «I dibattiti che si trovano nei mezzi di comunicazione o nelle pubblicazioni e perfino tra i ministri della Chiesa vanno da un desiderio sfrenato di cambiare tutto senza sufficiente riflessione o fondamento, all’atteggiamento che pretende di risolvere tutto applicando normative generali o traendo conclusioni eccessive da alcune riflessioni teologiche» (AL 2).

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Da chi non te l'aspetteresti ...

db2016David Robert Jones, vero nome del famoso artista (cantante, polistrumentista, produttore, pittore) inglese noto al pubblico come David Bowie, ci ha lasciati il 10 gennaio scorso. Quel che m’invita a scrivere di lui è il fatto che tante delle sue canzoni e immagini artistiche comunicano esplicitamente non solo la sua umanità ma anche la sua fede.

Quello di David Bowie è un percorso non esente da contraddizioni, tuttavia spinge a portare la riflessione verso un «Oltre». Prendiamo ad esempio il testo della canzone del 1976 dal titolo A better future (Un futuro migliore): «Dona ai miei bambini un sorriso solare / dona loro la luna e un cielo sereni. / Esigo un futuro migliore / o potrei non amarti. / Quando parliamo, parliamo a Te / quando camminiamo, camminiamo verso Te; / dalla fabbrica al campo / quante lacrime devono cadere». Si tratta di una preghiera al Signore elevata in un periodo di buio e di sofferenza, dove la ricerca di Dio passa attraverso il sorriso dei bambini, simbolo della speranza in un’esistenza migliore. L’incontro con Dio è fatto di parole e di passi, di preghiere e di lacrime.

Nel brano Bus stop (Fermata dell’autobus) del 1989 emerge una tormentata domanda che non trova risposte appaganti: «Ora Gesù è apparso in una visione / e ha offerto la redenzione dal peccato. / Non sto dicendo che non ti credo / ma sei sicura che fosse veramente Lui?». In questi versi David Bowie mostra tutta l’incertezza che può accompagnare la fede, un camminare esitante tra valli che s’illuminano di amore e oscuri cunicoli di angoscia. Bowie, come ogni credente, li percorre entrambi.

 

Nel caso non appaia il video nell'articolo lo potete vedere QUI.

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Andare oltre

andareoltreLa caratteristica principale e peculiare dell’uomo rispetto agli altri esseri viventi è quella di andare oltre. Se si osserva, ad esempio, una persona che tende la mano verso una bottiglia posta sopra la tavola, si è già in grado di prevedere che prederà la bottiglia e ne verserà il contenuto nel bicchiere per bere.

Da quel semplice movimento del tendere la mano, ancor prima che l’azione si compia, noi uomini siamo in grado di comprendere che la persona ha sete. Si tratta di un linguaggio intenzionale e comprensibile da chiunque. Questa caratteristica di prevedere le azioni in base alle intenzioni è comune, in parte, anche agli animali e risponde a un preciso stimolo neurale che va toccare quelli che la medicina chiama neuroni specchio.

Esiste qualcosa di più, inscritto nell’uomo, che lo porta a proiettarsi oltre il presente avanzando anche di molti anni: è la progettualità, ovvero la capacità di progettare. Ogni persona adulta e matura cerca di fare le proprie scelte nel presente guardando alle conseguenze che potrebbero avere nel futuro proprio e delle persone che le vivono accanto.

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La radice del male

radicemaleDi fronte agli eventi che frequentemente accadono (attentati idolatri, sterminio di cristiani, insicurezze sociali, deliranti omicidi…) mi sono chiesto quale sia la radice di tutto questo male. Vi lascio alcune riflessioni.

L’odio non ha una cura per il semplice fatto che non è una malattia (se così fosse sarebbe tutto più semplice), piuttosto esso è un sentimento che tutti proviamo tra i più complessi e variegati, e che comprende emozioni e valutazioni, strategie e tratti della personalità condizionati dalla storia e dalle relazioni personali.

Esso può essere fronteggiato anzitutto smascherandone la subdola falsità. Conoscere l’odio infatti è importante, ma è più facile che, per pudore o per tabù, cerchiamo invece di evitare l’incontro con il “nostro odio” appena ne avvertiamo la minima percezione, credendo che la soluzione migliore sia soffocarlo. Un’antica evidenza biblica in riferimento all’odio si esprime così: non giudicare. Quando di una persona (un popolo, un’etnia, un’appartenenza religiosa, sociale, politica…) giudichiamo non semplicemente gli atti ma l’essenza stessa pensando di conoscerne le intenzioni profonde, si finisce per attribuirvi in maniera deformata e ingigantita qualcosa che appartiene piuttosto a noi che stiamo giudicando.

La psicologia descrive questa operazione come “identificazione proiettiva”, che è di fatto l’ostacolo più forte per uscire dal male compiuto proprio perché tende a bloccarne un personale riconoscimento. Il primo passo allora è ammettere l’odio che, come ogni sentimento, vive dentro noi: ammetto di provare oio per le persone di altre etnie, le odio perché non lavorano, rubano…, ammetto di odiare il mio vicino di casa perché mi risulta fastidioso, ammetto di odiare il mio familiare, il mio titolare, il mio fratello di comunità, ammetto di essere invidioso di chi ha più di me o raggiunge più successi, ecc…; ammetto di odiare chiunque sia nella condizione di far nascere in me tale emozione.

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Sorelle

4sorelleÈ tutto il pomeriggio che Giulia mi chiama: «Mamma! Giada salta sui letti e non riesco a concentrarmi sui compiti! Mamma! Alice ha scarabocchiato il quaderno di attività libere di scuola! Mamma! Anna prende i colori dal mio astuccio!»

Scende la sera e mia figlia non riesce a dormire: è ancora arrabbiata con la sorelle e si gira e rigira nel letto brontolando. Mi avvicino in punta di piedi e la bacio dolcemente sulla fronte. In realtà mi viene un po' da ridere a pensare a Giada che saltella, a Anna che finge di fare i compiti e a Alice che fa i dispetti per attirare l'attenzione della sorella, ma cerco di restare seria... stoica.

«Le sorelle mi danno fastidio!» mi risponde mordendosi le labbra. Sono di nuovo messa alla prova come mamma: Giulia chiede giustizia ma vuole essere anche consolata e compresa.

Mi siedo sul suo lettino e nel buio della stanza le sussurro: «So che a volte sorgono pensieri brutti che vogliono convincerti che la tua non è la famiglia giusta per te, che la tua vita non è come la desideri, che vorresti che le cose fossero diverse a casa, a scuola, a ginnastica. Caccia via questi pensieri perché non vengono da Dio! Non farti fregare... Fidati di Dio! Egli ci ha messo vicino le persone giuste per la nostra vita e per il nostro bene, anche quelle che non ci piacciono, per insegnarci ad amare anche loro!

Ti ha donato delle sorelle per insegnarti la pazienza e la condivisione, e dei genitori che non sono perfetti, ma ti amano profondamente. Dio ti ha pensato e ti ama così come sei! Egli fa le cose bene, Giulietta mia! Il suo è un progetto d'amore pensato proprio e solo per il tuo bene. Se non ti ribelli alla vita che Dio ha pensato per te, vedrai meraviglie!»

Giulia mi abbraccia e chiude gli occhi. Esco dalla stanza e sento Giada che parla con la sorella: «Giulia, mi insegni una nuova cornicetta?» «Sì, Giada, domani ti faccio vedere quella del cigno! Adesso dormi» «Buonanotte Giulia» «Buonanotte Giada».

Una mamma

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Leggi o Scarica L'ARCA di questa settimana, il nuovo bollettino parrocchiale delle comunità di Voltabrusegana - Mandria, e VOLTABOOK il notiziario periodico sull'attivita dei vari gruppi parrocchiali di Voltabrusegana.


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Don Lorenzo Voltolin
Tel. 049.685508
Cell. 340.7223749  -  339.6007243
E-mail:voltabrusegana@diocesipadova.it

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Festive
Sabato ore 18.30 (a Mandria) 
Domenica ore 8.30 e
11.00
Domenica ore 8.00 e 10.00 (a Mandria), 10.30 e 17.00 (all'OIC) 

Feriali
Lunedì e venerdì ore 18.30
Martedì, mercoledì e giovedì ore 18.30 (a Mandria)

Rosario
Lunedì e venerdì ore 18.00 in chiesa
Martedì, mercoledì, giovedì e sabato 18.00 (chiesa di Mandria)

Lodi mattutine
Lunedì, martedì, giovedì, venerdì e sabato ore 8.00 (a Mandria)

Adorazione eucaristica continua
Venerdì dalle ore 16.00 alle ore 24.00 (Chiesa Mater Dei - O.I.C.)

 

Per inviare i vostri articoli, i vostri filmati, le vostre riflessioni, segnalare eventuali problemi o appuntamenti e programmazioni varie relative alle attività dei vari gruppi parrocchiali potete utilizzare il seguente indirizzo e-mail:

redazione@voltabrusegana.it

A seconda del materiale proposto e degli spazi disponibili, i contenuti saranno pubblicati, oltre che nel sito, anche nel bollettino parrocchiale settimanale.

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